Tancredi
1135-20 d.C. - 1194
Visita i NORMANNI in BelSalento
Fu Conte di Lecce (1149-1154 e 1169-1194), Re di Sicilia (1189-1194), della dinastia dei Normanni, famiglia d'Altavilla. A Tancredi, conte di Lecce, re delle Due Sicilie, si deve la commissione nel 1180 della chiesa dei Santi Niccolò e Cataldo, una delle eloquenti testimonianze, fra le altre, della presenza Normanna nel Salento; citiamo alcuni casi esemplari: il bellissimo complesso abbazia di Santa Maria di Cerrate a 5 chilometri da Squinzano (Le), la chiesa dei Santissimi Niccolò e Cataldo a Lecce; e ad A Otranto, da visitare, la cattedrale di Otranto. Tancredi, fu l'ultimo re normanno, salì al trono nel 1194, governò il Salento. Durante il suo regno furono costruiti palazzi e monumenti in Lecce come la chiesa dei SS. Nicolò e Cataldo sita nei pressi dell'attuale cimitero.
Tancredi di Lecce, re di Sicilia
Alla morte senza eredi, nel 1189, di re Guglielmo II, un forte partito locale oppone alla successione di Enrico VI, figlio del Barbarossa, quella di Tancredi conte di Lecce, figlio illegittimo di un figlio di Ruggero II, che viene eletto re di Sicilia e riconosciuto da papa Clemente III. Nei pochissimi anni di regno, egli tenta di opporsi alle pretese dinastiche di Enrico VI, che rivendica il regno di Sicilia a nome della moglie Costanza, figlia di Ruggero II. Muore nel 1194. Enrico conquista il regno e spedisce in Germania il figlio di Tancredi, Guglielmo (III).
A cura del dott. Giovanni Greco
Raimondello Orsini del Balzo
Visita la casata degli Orsini del Balzo in BelSalento
nato a Soleto, morto il 17 gennaio 1406
Raimondello Orsini Del Balzo è stata una delle figure più importanti nella storia del Mezzogiorno tra il XIV e il XV secolo. Ma poche sono le notizie su di lui. Raimondo Orsini Del Balzo, conosciuto anche come Raimondello, era il secondo figlio di Nicolò Orsini, conte di Nola e Cancelliere del Regno di Napoli. Nobile del Regno di Napoli, fu Conte di Soleto e Galatina (1382), Duca di Benevento (1385-1401), Principe di Taranto (1393-1406), Conte di Lecce (1401-1406), Duca di Bari, Gran Contabile del Regno di Napoli, Gonfaloniere della Sacra Romana Chiesa. Aggiunse al suo cognome Orsini quello dei Del Balzo (De Baux) in quanto venne adottato dallo zio Raimondo Del Balzo e dalla moglie Isabella D'Apia, contessa di Campagna e Casaluce, per dare loro una discendenza.
In guerra contro gli ottomani in Oriente, di ritorno dalla Terra Santa nel 1380, occupò militarmente la contea di Soleto (con giurisdizione sulle terre di Galatina e Cutrofiano, i casali di Zollino, Aradeo, Sogliano ed il castello di Sternatia) donatagli dallo zio Raimondo Del Balzo ma usurpatagli dal padre a favore del primogenito Roberto, Sposò nel 1384 Maria d'Enghien, contessa di Lecce (1367-1446), aggiungendo alla contea di Soleto, la contea di Lecce ed il Principato di Taranto che includeva metà del Regno di Napoli ed il Principe vi governò quasi indipendentemente dal Re, diventando il feudatario più ricco d'Italia con entrate che superavano quelle del Re di Napoli. Fece costruire la chiesa dedicata a Santa Caterina in Galatina.
Favorevole agli Angioini dopo il 1380 fondò Salice Salentino, e a Galatina commissionò la Basilica di Santa Caterina d'Alessandria, capolavoro d'arte francescana, dove è ritratto all'interno. Un'altra opera importante da lui voluta e commissionata fu l'omonima guglia a Soleto, un magnifico campanile in stile tardo gotico.
Raimondello Orsini del Balzo a' piedi di S. Antonio nella chiesa di S. Pietro di Galatina di Puglia.
Stemma degli Orsini del Balzo, una delle Sette grandi Casate del Regno di Napoli, Sicilia e Provenza
A cura del dott. Giovanni Greco
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GUGLIA DI SOETO (LE) DI RAIMONDELLO XIV sec. La Guglia di Raimondello a Soleto fu opera di un artista di Surbo (Le) Francesco Colaci che eseguì la Guglia nel 1397 come si legge su una iscrizione sul parapetto terminale "Magister Franciscus Colaci / Suburbien MCCCXCVII". Quest'opera è un monumento nazionale di 2ª categoria dal 1875 (in base alla relazione Cavoti-Castromediano che risale al 1871). E' una torre a pianta quadrata di 5,2 metri, non è rastremata nei 5 ordini come in genere si faceva per le torri e i campanili.
Storia
L'enciclopedia Treccani la menziona come esempio di campanile gotico pugliese "la fastosa guglia di Soleto". Tutti gli altri sono campanili, quello di Soleto è la guglia.
Per il cedimento differenziato delle fondazioni poggiate su argilla rossa presenta una inclinazione verso il lato sud visibile a occhio nudo per chi proviene dalla vicina Galatina.
Fu voluta dal principe di Taranto e conte di Soleto Raimondo Orsini Del Balzo per celebrarne la potenza e comunicare otticamente, dall'alto dei suoi oltre 40 metri (+91 di Soleto sul livello del mare), tra la riva del mare Adriatico (Otranto) e quella del mar Ionio (Gallipoli). Quest'opera sarà completata nel 1397.
Il piano base ed il primo ordine sono privi di finestre ed inglobano al loro interno una torre precedente. Il secondo e terzo ordine sono riccamente decorati con 4 bifore finemente scolpite in pietra leccese. L'ultimo ordine di forma ottagonale ha otto bifore, è coperto da un cupolino ogivale rivestito di maioliche colorate e poggia su una balaustra finemente lavorata.
Ogni bifora degli angoli dei piani superiori sono tutte riccamente intarziate nella pietra leccese con grifoni, leoni e maschere antropomorfi. Sulla balaustra e sulla cornice ottagonale sono visibili ciotole di pietra che contenevano l'olio per l'illuminazione notturna.
Non è una torre campanaria. Nei restauri del 1750 furono usati vecchi conci di questo campanile per sostituire quelli rovinati della Guglia. Vi è la leggenda che la Guglia fu costruita in una sola notte per opera del diabolo e dei grifoni al servizio del "mago" Messer Matteo Tafuri da Soleto. In realtà, Matteo Tafuri nacque circa un secolo dopo la creazione di detta Guglia.
Cerca nel parco letterario fra i Filosofi e i Matematici Matteo Tafuri
Ignazio Falconieri
1755 - 1799
Il sacerdote Ignazio Falconieri, nato a Monteroni di Lecce, fu martire della Repubblica Napoletana del 1799 per i suoi sentimenti liberali.
A cura del dott. Giovanni Greco
Parco Letterario del Salento
Achille Starace
Sannicola (Lecce) 18 agosto 1889 - Milano 29 aprile 1945
Nato da una famiglia nobile, si avviò alla carriera militare. Divenne Ufficiale dei Bersaglieri durante la Prima Guerra Mondiale, ed ottenne due croci al valor militare, oltre a numerosi riconoscimenti anche dall'esercito francese. Si sposò a Gallipoli. Sul comando di Mussolini, Starace fondò il Fascio di Trento nel 1920, poi fu vicesegretario del Partito Nazionale Fascista nel 1921, ispettore per la Sicilia nel 1922 e deputato nel 1924.Nel 1935 partecipò come volontario alla guerra d'Etiopia, da cui pubblicò il libro "La marcia su Gondar".Presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, dal 1933 al 1939. Dal 1931 al 1939 fu segretario nazionale del partito fascista.
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Con l'emanazione delle leggi razziali del 1938, Starace si mostrò profondamente antisemita, tra il 1939 e il 1941 diresse la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (o MVSN), si dichiarò favorevole all'alleanza tra la Germania di Adolf Hitler e l'Italia e d'accordo con l'entrata di quest'ultima nella Seconda Guerra Mondiale. L'inizio della guerra lo trovò in cerca di un fronte sul quale combattere, essendo stato relegato in inerti mansioni da "imboscato" dal suo antico corpo dei Bersaglieri; in divisa da Miliziano andò allora per suo conto a combattere sul fronte albanese, dove nel 1941 fu ferito. Il rimpatrio coincise con le dimissioni dalle cariche, comunicategli da Mussolini per lettera.
Giuseppe Codacci Pisanelli
Roma, 1913 - Roma, 1988
Fra i più importanti uomini politici del Salento l'indomani la caduta del Fascismo. È stato pretore di Tricase, libero docente in Diritto Amministrativo, magistrato, componente dell’Assemblea Costituente, più volte deputato, ministro della difesa nell’8° gabinetto De Gasperi, rettore del Consorzio Universitario Salentino, presidente dell’Unione Interparlamentare, ministro per i rapporti con il Parlamento nei governi Fanfani e Leone, sindaco di Tricase dal 1962 al 1968 e rettore dell’Università degli Studi di Lecce.
A cura del dott. Giovanni Greco
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Maria d'Enghien
(1367 – Lecce, 9 maggio 1446)
fu "amatissima Principessa del Principato di Taranto", contessa di Lecce (1384-1446) e regina consorte di Napoli, in quanto terza moglie di Ladislao I d'Angiò.
Nipote di Isabella di Brienne, nacque da Giovanni d'Enghien, conte di Lecce, e da Sancia (Bianca) Del Balzo dei duchi d'Andria.
Contessa di Lecce
Nel 1384, a soli 17 anni, divenne contessa di Lecce dopo la morte del fratello e sposò il principe di Taranto Raimondo Orsini Del Balzo. Le proprietà dei due sposi, grazie soprattutto ai territori che la contessa portò in dote, arrivarono a comprendere le attuali province di Taranto, Brindisi e Lecce. Fu madre adorabile dei figli Maria, Caterina, Giovanni Antonio e Gabriele, e fu molto amata dal marito.
Rimasta vedova per la morte improvvisa di quest’ultimo nel 1406, subì a Taranto l'assedio posto dal re di Napoli Ladislao I d'Angiò il Magnanimo, che pretendeva il recupero ai beni della corona del principato di Taranto. Maria guidò la resistenza della città ad oltranza, ma dopo alcuni mesi di strenua difesa e dopo trattative tese a salvaguardare l'incolumità dei tarantini, accettò la proposta che veniva dalla diplomazia nemica e convolò a seconde nozze con il sovrano. Le nozze tra Ladislao e Maria si celebrarono il 23 aprile 1407 nella cappella di San Leonardo del Castello Aragonese di Taranto.
Regina consorte di Napoli
Desiderosa di diventare regina, si ritrovò ben presto spogliata di tutto il potere. Fu bene accolta dal popolo di Napoli, ma i rapporti con il marito non furono sereni, al punto da ritrovarsi costretta a vivere con le amanti di lui.
Morto Ladislao il 6 agosto 1414, il regno passò alla sorella Giovanna II, a lei avversa, che arrivò crudelmente ad imprigionarla. Liberata successivamente da Giacomo della Marca, nel 1415 tornò in possesso della contea di Lecce ed ottenne nel 1420 il principato di Taranto per il figlio Giovanni Antonio.
Gli ultimi anni
Tornata nella sua terra natale, a lei si deve il riordino delle attività economiche e amministrative della città di Lecce, con l'emanazione il 14 luglio 1445 degli Statuta et capitula florentissimae civitatis Litii.
Trascorse gli ultimi anni della sua vita dedicandosi al suo popolo, ad opere d’arte e di fede e morì a Lecce il 9 maggio 1446, dove fu sepolta con grandi onori e fasto nel vecchio monastero di Santa Croce, distrutto nel 1537 da Carlo V per costruire il castello ancora oggi esistente. Le succedette il figlio Giovanni Antonio.
L'unico ritratto della contessa è stato individuato negli affreschi, da lei stessa commissionati, nella chiesa di S. Caterina a Galatina.
cfr wikipedia
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di Giovanni Greco
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a cura di Giovanni Greco
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