Collina delle Ninfe e dei Fanciulli
La «Collina delle Ninfe e dei Fanciulli» a Giuggianello è luogo magico, si trova a pochi chilometri da Minervino di Lecce e Palmariggi ed è una collina dove si cela il fantastico e mitologico segreto di alcune “Rocce Sacre”, così definite da Nicandro di Colofone nel II sec. a.C. Come quasi tutti i "posti" antichi della storia del Salento questa architettura di pietre megalitiche e monumentali nate per mano della natura sono a ridosso di un uliveto secolare e poco distante da una famosa grotta meglio conosciuta con il nome di -Grotta di San Giovanni-.
Questo luogo è denso di miti e leggende; già conosciuto sin dalla preistoria, in epoca classica fu avvolto dal mito di alcuni pastori e fanciulli salentini che osarono sfidare delle ninfe nella danza e per questo furono puniti dalle ninfe e tramutati in alberi di ulivi. Fra il divino e il mortale, fra la leggenda e la realtà, visivamente ancora oggi questi ulivi sembrano davvero avere un'espressione dai tratti umani come si potesse intravedere braccia rugose, gambe, occhi, facce nasute ... come se prima di essere ulivi queste piante fossero stati davvero esseri umani.
Nicandro di Colofone sacerdote del tempio di Apollo, nel II secolo a.C nella sue Metamorfosi, scriveva : «Si favoleggia che nel paese dei Messapi presso le cosiddette “Rocce Sacre” fossero apparse un giorno delle ninfe che danzavano e che i figli dei Messapi, abbandonate le loro greggi per andare a guardare, avessero detto che sapevano danzare meglio. Queste parole punsero sul vivo le ninfe e si fece una gara per stabilire chi sapesse meglio danzare. I fanciulli, non rendendosi conto di gareggiare con esseri divini, danzarono come se stessero misurandosi con delle coetanee di stirpe mortale. Il loro modo di danzare era quello, rozzo, proprio dei pastori; quello delle ninfe, invece, fu di una bellezza suprema. Esse trionfarono dunque sui fanciulli nella danza e rivolte ad essi dissero: “Giovani dissennati, avete voluto gareggiare con le ninfe e ora che siete stati vinti ne pagherete il fio”. E i fanciulli si trasformarono in alberi, nel luogo steso in cui stavano, presso il santuario delle ninfe».
Ne riscriverà Ovidio nel secolo successivo lasciando il medesimo esito nella sorte dei malcapitati fanciulli.
Faranno seguito le opere di Giovanni Andrea dell’Anguillara del 1561 e alcune incisioni come quella di Johann Wilhelm Baur (Apulus pastor in nymphas mutatus in oleastrum).
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In una foresta di ulivi dai tratti umani spuntano "Pietre Sacre", anche conosciute come :
"la Stonehenge megalitica d'Italia"
Collina delle Ninfe
e dei Fanciulli
Nicandro in un dipinto del X secolo conservato a Costantinopoli
Metamorphosis Pastoris Apuli in oleastrum
Hactenus Oenides, Venulus Calydonia regna
Peucetiosque sinus Messapiaque arva relinquit.
in quibus antra videt, quae, multa nubila silva
et levibus cannis latitantia semicaper Pan
nunc tenet, at quodam tenuerunt tempore nymphae.
Apulus has illa pastor regione fugatas
terruit et primo subita formidine movit,
Der Hirte Apulus erschreckte einst Nymphen bei ihrem Reigen.
(Johann Wilhelm Baur, Edition 1659, Detailfoto Hans-Jürgen Günther 2007)
Ovid, Met. XIV, 516-518
Zur Strafe wird Apulus in einen Oleasterbaum verwandelt.
(Virgil Solis, Edition 1581) Ovid, Met. XIV, 524-526525
nec prius os tacuit, quam guttura condidit
arbor:arbor enim est, sucoque licet cognoscere mores.
quippe notam linguae bacis oleaster amaris
exhibet: asperitas verborum cessit in illa.
Obendrein schmäht Apulus die Nymphen mit obzönen Sprüchen.
(Johann Ulrich Krauss, Edition 1690) Ovid, Met. XIV, 522
mox, ubi mens rediit et contempsere sequentem,
ad numerum motis pedibus duxere choreas;
inprobat has pastor saltuque imitatus agresti
addidit obscenis convicia rustica dictis,
foto tratte da :
http://www.latein-pagina.de/ovid/ovid_m14.htm#inhalt
Massi della Vecchia
in foto : Furticiddhu della Vecchia
I Massi della Vecchia sono grossi blocchi calcarei di epoca miocenica la cui composizione calcarenitica ha favorito, tramite l'azione degli agenti atmosferici, la produzione di strane forme che la fantasia popolare ha associato, sin dall'antichità, a bizzarri nomi e leggende.
Sono situati sulla Collina dei Fanciulli e delle Ninfe, in due poderi denominati "Cisterna Longa" e "Tenenti".
Furticiddhu della Vecchia
Si tratta di un unico blocco monolitico la cui forma richiama la rondella di un fuso ("furticiddhu" in dialetto locale) che serviva per filare a mano la lana. Nella descrizione di Cosimo De Giorgi, la forma del monolite viene associata a un enorme fungo con cappello e peduncolo. Il monumento è legato alla preistoria locale e ad una leggenda che ricollega la sua origine ad Ercole. Infatti secondo lo studioso francese François Lenormant [...], è possibile identificare l'enorme masso con il "Masso oscillante d'Ercole" della leggenda di cui parla Aristotele nel "De Mirabilis Auscultationibus" ("Le Audizioni Meravigliose"). Il filosofo, infatti, sostenne che nella parte estrema della Japigia esiste una pietra tanto grande che sarebbe stata impresa impossibile trasportarla persino su un enorme carro. Ma Ercole, sollevatala senza alcuno sforzo, la gettò dietro le sue spalle ed essa si posò nel terreno in maniera tale che anche la semplice pressione del dito di un bambino sarebbe stata in grado di rimuoverla.
Cfr : http://it.wikipedia.org/wiki/Giuggianello
Draghi
Basilisco
Scazzamurreddhu
Camaleonte
Caulone
Cattedrale di Otranto
a cura di Giovanni Greco
Collina delle Ninfee e dei Fanciulli
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Corsano,
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Galatone,
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--------------
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San Donato di Lecce,
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San Pietro in Lama,
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Sanarica,
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Sannicola,
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Seclì,
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Soleto,
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Specchia,
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Taviano,
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