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IL BETHEL DEL PUMU

 

l'enigmatico suggestivo grande monolite ogivale nell' hinterland di Maglie,
in feudo di Melpignano.
Nella terra dei megaliti vi sono rare pietre ciclopiche sfuggite ancora all' occhio clinico dell'analisi archeologica, ma la cui presenza non manca di attrarre, per la loro carica suggestiva, i passanti più sensibili e attenti.

Alcuni anni fa mi sono imbattuto in questo enorme megalite monolitico, in locale calcarenite ed eretto verticalmente dall' uomo, e in parte infisso al suolo. E' quasi a filo con un muretto a secco al margine di un seminativo in contrada Corte de' Droso, in feudo amministrativo di Melpignano, nel vasto pianoro carsico detto dei "Chiani".
Non lontano dalla bellissima "Pineta del Pumu" detta, di pini d'Aleppo e macchia mediterranea in perfetta rinaturalizzazione, giovani pini nascono e crescono all' ombra dei più anziani. Vicino è anche il boschetto, di querce spinose e lecci, chiamato "Oscu de lu Riu-Muntarrune", lungo la strada Maglie-Gallipoli.

Questa immagine è un ritaglio, concentrato sul monolite, di una foto del 6 agosto 2006, intitolata "L' Uomo, la Pietra e la Luna", con la luna che compariva nella parte alta della foto, piccola nel cielo, e qui tagliata, e la mia ombra proiettata in maniera ricercata sulla grande faccia quasi piatta del bellissimo monolite megalitico, lì innalzato in giacitura innaturale, antropica. Partecipai con quella foto alla prima edizione del concorso fotografico "Salento in 4 scatti" delle proloco Unpli del Salento.
Ora, ieri, quasi la stessa identica inquadratura, con la pietra a sinistra, la caratteristica casetta rurale in pietre a secco semi-diruta sulla destra, e i grandi tre pini domestici al centro all' orizzonte, l' ho vista tratta dall'amica e grande appassionata del nostro territorio, storia, cultura e natura, Ada Panarese, e postata su facebook! E senza che io le avessi mai parlato di quella pietra, o di quel luogo; né che lei avesse mai visto la mia foto del 2006. Ecco la sua foto di ieri http://www.facebook.com/photo.php?fbid=3881152766221&set=o.484050864951795&type=1&theater del 27 marzo 2013!

Il che mi ha fatto capire che la magia del luogo non è frutto di una mia personale auto-suggestione, ma che in quel luogo vi sono valori estetici altamente suggestivi, pittoreschi e non solo, universalmente riconoscibili, e che è giusto conoscere, divulgare e proteggere! (Luogo nel quale ricordo anche, da piccolo, una "pajara" un trullo, di cui rimaneva solo la zoccolatura circolare di base realizzata tutta con enormi blocchi megalitici sbozzati o naturali di spietramento, ubicata un po' più spostata a nord-ovest in direzione di Masseria Torre Mozza).

Questa enorme pietra è eccezionale, per la sua forma e posizione. Non è lì per natura ma per una scelta e opera umana, pare un arcaico monolite megalitico!

Quando diversi anni or sono lo trovai, nelle mie ricerche nel territorio, ne fui folgorato, lo chiamai il Menhir del Pumu (dal nome della vicina pineta) o di Corte de' Droso (la vicina Masseria). Menhir, termine originato dal bretone e che vuol dire "pietra eretta". O anche "il Bethel del Pumu"!

Ne presi le misure e l' orientamento (che devo ritrovare nei mie taccuini) e ne feci tante foto da ogni angolazione e inquadratura possibile e di ogni particolare.

La pietra-menhir, (chiamo così queste pietre irregolari poco o per nulla sgrossate ed erette e infisse al suolo), qui in foto, oltre che stupenda e suggestiva, richiama alla mente degli studiosi del complesso ricco e quasi senza tempo "fenomeno del megalitismo salentino", un non poco misterioso monumento megalitico descritto dallo scienziato Cosimo De Giorgi, tra '800 e '900 a Zollino, ed oggi purtroppo scomparso, che era ubicato negli immediati pressi di un po' più classico, per il Salento, menhir della tipologia a pilastro squadrato in pietra leccese, in località Pozzelle. Questo quanto scrisse il De Giorgi: "a poca distanza dal menhir si nota un gran lastrone di pietra di forma sub-triangolare largo alla base tre metri, alto m. 2,35 e dello spessore di m. 0,50. E' solidamente confitto nel suolo ed è orientato da NE a SW. Fosse un bethel?" (tratto dall'articolo scientifico "I Menhir della Provincia di Lecce" di C. De Giorgi, pubblicato in "Rivista Storica Salentina" XI, 4-6, 1916 pp. 45-87). Egli lo chiamò col generico nome valido per tutti i sacri menhir di qualsiasi tipologia: "bethel" (in ebraico), grecizzato in "bethilos", betilo. Termine che in ebraico vuol dire letteralmente: "la dimora del dio", nella pietra monolitica eretta tra cielo e terra dunque, a congiunzione dei due opposti della coppia dicotomica sacra cielo-terra, maschio-femmina, da cui genera la vita del creato nel pensiero magico ancestrale e forse anche archetipico. Da qui il nome "culti betilici" con cui si indicano tutte le concezioni, pratiche, riti oggetto di studi relativi ai cippi, alle stele ammantate, tra le loro varie funzioni, anche di valenze sacre e magiche.
Spero che il Comune di Zollino, e i locali cultori di storia patria si prodighino per ricostruire una copia dell'arcaico grezzo bethel, di cui abbiamo tutte le misure, in pietra locale, scomparso, e grossomodo nella sua originaria ubicazione e orientazione!
Sarebbe un bellissimo evento di archeologia sperimentale, nonché di rivalorizzazione vera del loro paesaggio storico-naturale!

Non lontano dalla pietra-menhir, che abbiamo chiamato il Bethel del Pumu, per la sua suggestiva forma, che non manca di richiamare il censito dal De Giorgi “Bethel di Zollino”, vi è una seconda simile pietra, che spunta su un' altura, e sempre dalla forma a punta in testa, una pietra irregolare, sempre eretta in verticale ed infissa al suolo ma più cilindrica, di materiale un calcare locale più compatto. Il Menhir Pezzate la battezzai, quando l’ ho osservata misurata e fotografata alcuni anni fa, (dati metrici che devo ritrovare nei taccuini)! E’ ubicato tra le masserie Pezzate, Nacrilli e Luci. E così in feudo di Scorrano, tra l'Ospedale e il bosco delle Caruttate, son in pena, per le sorti di un muraglione con grezzi blocchi megalitici, anche mastodontici, eretti in verticale ... vi stan vicino costruendo, proprio accanto, e ho timore che possano danneggiare quel filare di grossi massi che vorrei visionare meglio, con qualche amico archeologo. Una suggestione che in ogni caso, quale ne sia l’ età del muraglione andrebbe preservata, integrando, e non distruggendo, data anche la riscoperta dell’architettura della pietra a secco, e il rifacimento anche lì stesso dei muretti a secco!

Questi monoliti in linea generale non sono assolutamente da trascurare, potrebbero, per lo meno alcuni di essi, essere i nostri proto-menhir più arcaici, e quella zona tra Corigliano d'Otranto, Scorrano e Maglie ne conserva diversi ancora.
A riveder alcuni di essi, sempre scoperti diversi anni or sono e rilevati attentamente e fotografati durante le mie escursioni, persino battezzati con vari nomi, portai mesi or sono degli amici appassionati a vederli, nella contrada Murichella, e dintorni, dove vi avevo rilevato anche due grotte semi-artificiali, una con tumulo di copertura anche, e bacinelle scavate nella roccia vicine all’ingresso, forse tombe a grotticella, che ho segnalato, queste, anche al Museo di Maglie. Andammo a veder quei cippi informi, eretti ed infissi al suolo, e quasi tutti a terminazione a cuspide di contrada Murichella; tutti costituiti da pietra locale di calcare, pietra leccese stalagmitizzata, più compatta.

Ricordo qui i nomi dati a quei cippi infissi al suolo, “pietra-menhir Pira”, per la sua forma triangolare e a fiamma o a piramide allungata a base romboidale, ubicata su un’ altura; “pietra-menhir Murichella” sulla medesima altura, (quasi in allineamento con la prima insieme a tanti altri massi distanziati irregolari e infissi al suolo), uno scoglio eretto ed infisso al suolo e a terminazione a cuspide; il “Menhir Lama Bianca”, poco distante dai due sopra, un bellissimo cippo cilindrico irregolare, a cuspide anch’esso, con irregolari coppelle erose sul suo corpo di bianchissima pietra leccese, ed infisso nel suolo del fondo “Lama” chiamato, in contrada Murichella sempre.

Molti antichi menhir sardi, e non solo, dalle forme poco regolari hanno questo aspetto della terminazione a cuspide, a punta, o ad ogiva. Ora è indubbia la presenza del fenomeno megalitico, vedi gli arcaici dolmen, nelle medesime contrade basso Salentine, legati ad insediamenti archeologici dell’ età dell’eneolitico-bronzo, diffusissimi nell’ hinterland magliese, e nel mondo il binomio dolmen-menhir è una costante, per cui dove vi son dolmen vi son anche menhir. Il punto anomalo è che i più classici e noti menhir salentini hanno forme squadrate a differenza dei dolmen, per cui lasciano supporre una certa diversità concettuale o temporale rispetto ai dolmen realizzati con massi quasi sempre grezzi e poco sgrossati (non sempre comunque). Non mancano però menhir nel Salento dalle forme più naturali e grezze, come giusto che sia, come il Menhir Coppola di Galatone, dunque ancor più immaginabili correlati anche temporalmente ai dolmen e alle medesime genti realizzatrici dei dolmen. Mitologicamente e nella fantasia popolare opere associate ai "giganti".
A Maglie, scrive lo studioso Luigi Corsini nel suo testo “Salento megalitico” (edito nel 1986), dove descrive il grande Dolmen Chianca, nel “fondo Chianca” di località Policarita, in feudo di Maglie: “a quattrocento metri dal dolmen Chianca ho avuto modo di vederne uno (di menhir) di forma informe alto circa un metro e mezzo ovoidale, attualmente è stato sbancato”.


Con questo scritto volevo accendere un faro sulla possibilità dell’ esistenza ancora nel Salento di arcaici menhir informi nelle campagne.

Ora le pietre qui menzionate son indicate per il loro valore di suggestione megalitica, e senza pretesa alcuna di affermarne un’ età o una funzione, per le quali opportuna, caso per caso, un' indagine archeologica approfondita.Ciò nonostante questi megaliti, e non è errato chiamarli così dato il valore letterale della parola mega-lite, dal greco, “grossa-pietra”, già solo per questo loro antico fascino da tutelare, indipendentemente da un loro approfondimento, vanno tutelati e conservati, pena la scomparsa non solo di suggestioni importanti che impreziosiscono la ruralità ed il paesaggio, ma magari anche con esse di veri e propri antichi monumenti non ancora approfonditi!

Testimoniano un megalitismo, un uso delle grandi pietre e della pietra a secco che connota da secoli l’anima dell’ uomo salentino, il suo operare, ed il suo paesaggio quotidiano! Sono massi, pietre, il paesaggio salentino!

Manufatti suggestivi e di età ad oggi non precisabile, potrebbero essere molto antichi, o meno, frutto di spietramenti, e spostamenti antropici con un fine, una scelta, una finalità. Ma al di là di questa questione prettamente archeologica su cui qui non stiamo entrando, mi mantengo sul valore suggestivo di questi singolari massi, singolari perché son ormai alquanto rari simili strutture con pietre grezze spostate dall' uomo così mastodontiche, e talvolta persino erette, nel basso Salento.

Tanto facciamo per preservare i muretti a secco delle più svariate tipologie (non ultime quelle che hanno visto l'utilizzazione di grossi massi anche squadrati di edifici messapici o comunque precedenti), bene, questi massi a secco di tipologia megalitica nel significato più generico e letterale di “megalitico”, termine composito derivato dal greco: “mega”, grande, e “litos”, pietra, a volte anche muraglioni o misteriosi allineamenti, vanno rispettati e mantenuti comunque, e quando possibile anche valorizzati!

Massi eretti dall’ uomo, da conservare, anche perché:

“Labor Patrum, Labor Dei”

“Il lavoro dei nostri Padri è il lavoro di Dio”


di Oreste Caroppo,
testo del 28 marzo 2013

 

contatta l'autore
orestecaroppo@yahoo.it​​

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https://www.facebook.com/oreste.caroppo.9
 

Neolitico   4.000 e i 3.000 anni a.C.
​La Grotta dei Cervi di Porto Badisco a Otranto (Lecce) è il complesso pittorico neolitico più imponente d'Europa. E il Salento, delle civiltà preistoriche, ha perfettamente conservato  dolmen, menhir, specchie, nemanthol, grotte e graffiti di ineguagliabile bellezza.

Paleolitico Superiore - 20.000 anni a.C.
​Il culto della Fertilità

Il Paleolitico Superiore interessa l'area che va dal Gargano al Capo di Leuca, ed è ampiamente rappresento dalla Grotta del Cavallo. La grotta delle Veneri di Parabita (Lecce) è famosa nel mondo per aver custodito due manufatti in osso: due statuette muliebri di 9 e 6 centimetri, denominate “le Veneri”,

La più antica mappa geografica mai rinvenuta (del V secolo a.C.) ​LA MAPPA DI SOLETO, ha oltre 2500 anni. La sua scoperta risale al 2003, ma solo ora la notizia è diventata di pubblica, allorchè l'Università ed il suo scopritore, l'archeologo olandese Thierry Van Compernolle hanno svelato l'autenticità del reperto.

La parola Menhir deriva dal bretone hir (fitta o lunga) e men (pietra lavorata)..
​A sud est di Lecce c’è la loro maggiore concentrazione di monumenti megalitici del Neolitico : dolmen e menhir. Strutture megalitiche di 4.000 anni fa. Sono grandi simboli di aggregazione sociale perché attorno ad esso si evolveva l'esperienza democratica degli uomini del Neolitico. 

"VELISTI PER CASO" su Rete 4
IL MISTERO ED IL FASCINO DEI MEGALITI DEL SALENTO!​

Clicca qui: http://www.velistipercaso.it/velisti-tv/italia-slow-tour-la-stella-di-pertini
Una puntata andata in onda questa mattina 2 aprile 2012 su Rete 4.
La seconda parte di questo documentario di Rete 4 con Velisti per Caso, è tutta dedicato ai megaliti del Salento! Dal minuto 17 e 55 secondi.

La parola Dolmen deriva dal bretone tol o tuol (tavola)  e men (pietra lavorata).​Presenti nel IV-III millennio a.C. nelle regioni europee settentrionali ed occidentali. Il monumento megalitico è costituito da una grande lastra di pietra appoggiato orizzontalmente su pietre infitte verticalmente nel terreno.

... un viaggio da 31.000 a 7.000 anni fa / Marina di Nardò  /  Baia di Uluzzo

In uno dei tratti della costa salentina meno feriti dalla cementificazione selvaggia il mare lambisce un territorio di arcana bellezza, in cui grotte e ripari rappresentano altrettanti scrigni colmi di importanti ed insostituibili tesori archeologici.

​​Il COMPLESSO MEGALITICO di contrada "PLAO", in feudo di Corigliano d'Otranto, e i suoi Dolmen "Caroppo" un sito che ebbi il grande privilegio di poter scoprire da piccolo, con indescrivibile emozione, durante le mie esplorazioni del territorio! Per decenni era del tutto passato inosservato agli occhi degli studiosi, cultori di "cose patrie" e non solo

LA GRANDE BIANCA SPIANATA CALCAREA LUCENTE DEI MEGALITI DI FONDO "PLAO", SULLA COLLINA!

E nessun bel cartello a modo, più opportunamente di legno, indica questo luogo unico, e meraviglioso, la nostra "Stonehenge", né a Corigliano d'Otranto alcuna cartellonistica stradale di informazione turistica indica come raggiungerlo!!!

di Oreste Caroppo

MAGLIE: LA RINASCITA DEL GRANDE DOLMEN CHIANCA DELLA POLICARITA!
Finalmente, nel febbraio 2013, leggi il qui presente articolo della Gazzetta del Mezzogiorno del 2/2/2013,

l'enigmatico suggestivo grande monolite ogivale nell' hinterland di Maglie,
in feudo di Melpignano. Nella terra dei megaliti vi sono rare pietre ciclopiche sfuggite ancora all' occhio clinico dell'analisi archeologica, ma la cui presenza non manca di attrarre, per la loro carica suggestiva, i passanti più sensibili e attenti.

I grandi massi sparsi e la "specchia" con cumuli ordinati di "chianchette" di pietra naturale lastriforme, giustapposte le une sulle altre orizzontalmente, e pietrame più informe al centro. Specchia oggi scomparsa! Così come scomparsa una più grande “specchia”, lì presente di materiale lapideo minuto e più caotica nell’ammontamento.​

Questa struttura trilitica, molto suggestiva si trova lungo un muretto a secco di cinta, in contrada Poggioreale, sempre in feudo di Corigliano d'Otranto e sulla medesima Serra dove è contrada Plao. Ma mentre contrada Plao guarda dalla "serra" verso Oriente, Poggioreale è invece sul versante occidentale della Serra, la dorsale collinare tra Maglie e Corigliano.

LA GRANDE "TAULA DE PETRA DE SANTU SIDERU"
La enigmatica struttura scomparsa-trafugata in contrada San Sidero a Maglie, nel cuore del basso Salento.

Era una grande struttura dalle caratteristiche dolmeniche, anche indicata talvolta come lo "pseudo-dolmen di San Sidero". I contadini ne parlano e la ricordano come se fosse un dolmen, al pari degli altri dolmen presenti nella zona.

COME OGGI: Il Grande Dolmen Li Scusi nel magico giorno del Solstizio d' Estate, il 21 giugno, ogni anno, il Sole con un suo fascio luminoso penetra dal foro subcircolare posto al centro della grande lastra superiore orizzontale monolitica e proietta un irregolare cerchio di luce proprio al centro del grande lastrone posto in verticale sul retro della interna cella dolmenica, esattamente davanti all' ingresso del Dolmen!

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a cura del dott. Giovanni Greco

Segue una tesi di laurea (estratto) sui processi industriali della città di Lecce dal 1800 al 1900: l'illuminazione cittadina a carbone, a petrolio, a gas di petrolio (1873) ed elettrica; la tramvia elettrica di Lecce (1898-1933).​

"Pittura realizzata per il museo civico

Decio De Lorentiis di Maglie"

"Pittura realizzata per il museo civico

Decio De Lorentiis di Maglie"

di Giovanni Greco

 

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